A.R.S.O.M.





Tra la spada e la croce nasce una nuova cavalleria

Nato in Terrasanta intorno al 1118 o 1119, l’Ordine del Tempio di Gerusalemme sentì presto la necessità di avere una regola che indirizzasse l’opera di servizio dei cavalieri in modo preciso e che consentisse il riconoscimento del loro funzione specifica all’interno e da parte della Chiesa.

L’ammissione ufficiale da parte della Chiesa, allora presieduta da papa Onorio II (1124-1130), ebbe luogo il 13 gennaio 1128 nel concilio riunitosi a Troyes, in Francia, e presieduto dal legato pontificio Matteo d’Albano (1085-1134). Qui fu approvata la regola redatta dal noto monaco cistercense San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153).

In questa circostanza venne presentato il Liber ad milites Templi. De laude novae militiae («elogio della nuova milizia»), composto dallo stesso abate di Clairvaux, che delineava la missione e lo spirito della nuova cavalleria.

Bernardo è da tutti conosciuto abilissimo declamatore e convincente scrittore. Un propagatore-propagandista di eccezione. Il suo trattato De laude novae militiae ha prestato l’occasione a vari tentativi di interpretazione. Una meditata lettura disposta a rivedere, all’occorrenza, posizioni antiche e qualche volta di parte, consente di osservare nelle parole di Bernardo, oltre l’innegabile indirizzo puramente spirituale, anche il contributo vigoroso ed efficace a sottolineare la bontà del ricorso alle armi, dell’uccisione del nemico e della gloria della propria morte. Una bontà che è tale solamente se le tre eventualità si realizzano avendo mira Cristo e i suoi obiettivi.

Composto per promuovere ed esaltare il nuovo ordine militare-religioso, il “De laude novae militiae” mette in luce i tratti dell’etica e della spiritualità dei Templari: conversione, rifiuto delle mondanità, spirito di sacrificio nei confronti della causa dei Luoghi Santi, contrapponendo gli usi della cavalleria laica alla purezza della vita e della fede dei nuovi monaci-soldati. Già la Santa Sede tentò durante le Crociate, di orientare lo spirito crociato perché non debordasse in occasione di esibizione di potere o di violenza o di guerra di religione, e di incanalarne lo spirito violento ....

Fabrizio Pinna